Volendo parlare di George Gershwin, il primo problema da risolvere è: in quale categoria lo mettiamo? Non è un problema semplice: Gershwin è stato, nelle diverse fasi della sua vita, autore di canzoni e di commedie musicali, per cimentarsi poi con il jazz (nell'accezione di allora), con la musica classica e con l'opera lirica. Certo è che, passando da un genere all'altro, Gershwin ha caratterizzato profondamente un periodo della musica americana, gli anni 20 e 30, tanto che oggi quel periodo si può definire senza timore "gli anni di Gershwin".
La storia di questo genio sembra lo spot del sogno americano. Nato nel 1898, figlio di immigrati ebrei russi (il suo vero cognome era Gershowitz), studiò pianoforte da giovanissimo e rivelò subito un talento straordinario, al punto da essere in grado, a soli 16 anni, di guardagnarsi da vivere nel mondo dello show business. Quello era un periodo d'oro per la musica e la società americana: i soldi giravano, tutto sembrava andar bene, e c'era una forte richiesta di spettacoli leggeri, quindi di canzoni per quegli spettacoli. Gli impresari di Broadway e gli editori di Tin Pan Alley prosperavano. E il giovanissimo George faceva il "song plugger": il suo lavoro era quello di arrangiare ed abbellire le canzoni scritte da altri, per renderle appetibili agli editori. Naturalmente anche lui scriveva canzoni: il suo primo successo fu "Swanee", del 1919, resa celebre da Al Jolson (il famoso interprete del film "Il cantante di jazz", che recitava con la faccia tinta di nero). E piano piano Gershwin divenne un autore apprezzato di musical, sfornando un numero enorme di successi per tutti gli anni 20: spettacoli come "Lady be good", "Oh, Kay!", "Funny face" ed altri sono ben noti agli appassionati del genere, e vengono ancor oggi replicati nei teatri di tutto il mondo.
Nello stesso periodo, Gershwin diede un contributo decisivo allo "sdoganamento" del jazz, fin lì considerato come musica deteriore, buona al più per essere suonata nelle case di malaffare. Il contributo ha un nome e una data: "Rapsodia in Blu", 12 Febbraio 1924. Composta in soli due mesi, su richiesta del direttore d'orchestra Paul Whiteman, la Rapsodia è ancora oggi il simbolo della musica americana di quel periodo, ed è il brano che portò Gershwin all'attenzione dei musicisti di tutto il mondo, influenzando una generazione di compositori americani e non. Nella stessa scia si collocano il "Concerto in Fa", del 1925, e "Un Americano a Parigi", del 1928, con i quali Gershwin cercò (non riuscendovi completamente, secondo alcuni) di guadagnarsi lo status di "musicista classico", rispettato anche dai più famosi compositori europei dell'epoca.
Siparietto comico: è celebre l'aneddoto secondo il quale Gershwin chiese lezioni di musica a Igor Strawinsky, il grande compositore russo ("L'uccello di fuoco", "Petrushka", "La sagra della primavera"...), che viveva in America e che, persi i diritti d'autore dopo la Rivoluzione Russa, era particolarmente sensibile al denaro. Alla richiesta di Gershwin, Strawinsky chiese: "Scrivendo la sua musica, quanto guadagna in un anno?", e sentita la risposta gli disse: "No, guardi, sono io che ho bisogno di lezioni da lei!". Fine siparietto.
La composizione più controversa di Gershwin è forse l'opera teatrale "Porgy and Bess", del 1935, in cui l'autore volle far confluire il maggior numero possibile di elementi della musica nera americana. Non fu apprezzata da tutti, ma con il tempo è diventata un classico: ancora oggi le canzoni di quell'opera sono nel repertorio dei migliori cantanti di tutto il mondo, che cercano di avvicinarsi alle straordinarie interpretazioni di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong.
Fu un tumore al cervello a portarsi via George Gershwin nel 1937, all'età di soli 39 anni. C'è da chiedersi cos'altro avrebbe prodotto, e magari che reazione avrebbe avuto ascoltando il jazz degli anni 50, il rock'n'roll, le canzoni dei Beatles. Io scommetto che quella musica gli sarebbe piaciuta.
----------------------------------------------------------
Nell'amor le parole non contano
conta la musica
(Roberto Benigni - "Quanto t'ho amato")
www.vicolostretto.net